ESP (Electronic Stability Program)

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Claudio Braglia

Giornalista professionista automotive

Frequentava ancora la facoltà di ingegneria quando ha iniziato la sua carriera giornalistica a Motosprint e Autosprint. Successivamente sono arrivate InMoto, Auto, SuperWHEELS, Moto World e alVolante, alcune delle quali ha anche concepito e diretto. La sua passione? Guidare soprattutto in pista e realizzare le prove più complete supportate da rigorosi rilevamenti strumentali.

Assieme all’ABS è uno degli ADAS più importanti e provvidenziali. L’Electronic Stability Program (Programma Elettronico di Stabilità), interviene sia per porre rimedio a errori di guida, sia per correggere delle situazioni di pericolo, riducendo il rischio di sbandamento o ribaltamento, e lavora egregiamente anche su superfici bagnate o scivolose.

Nello specifico, l’ESP è nato per correggere le perdite di aderenza attivando i freni in modo mirato per ciascuna ruota, e per recuperare l’equilibrio del veicolo. Dunque, non serve necessariamente per favorire la guida sportiva, visto che il suo intervento (sull’acceleratore o sui freni), a seconda di come è tarato il sistema, può anche rallentare parecchio l’azione.

Tanti acronimi per dire la stessa cosa

Sviluppato negli anni 90 dalla “coppia” Bosch-Mercedes Benz (che ha concepito e messo a punto svariati altri ADAS), è stato incluso per la prima volta nel 1995 nell’equipaggiamento di serie di una Mercedes S, e da quel momento si è diffuso rapidamente fino alle utilitarie.

Denominato con svariati altri acronimi a seconda del Costruttore (AHBS, CSC, DSC, EDS, PSM, VDC, VSC ecc.), è un sistema integrato di sicurezza attiva per autoveicoli deputato al controllo della stabilità laterale in curva. Basato sui sensori e sull’intervento correttivo del circuito ABS su ciascuna ruota, verifica e confronta l’angolo di rotazione della vettura in funzione dell’angolo di sterzata del volante, con correzioni a intervalli brevissimi, dell’ordine di 2-3/100 di secondo, tanto che spesso non è facile accorgersi del suo intervento (se non fosse per la spia gialla lampeggiante nel cruscotto…).

 Quando l’auto “parte” la riporta in carreggiata

Obbligatorio per tutte le nuove vetture commercializzate nell’Unione Europea a partire dal 2014, grazie a una serie di accelerometri (uno per ogni asse di rotazione), giroscopi (per controllare l’assetto della vettura) e una serie di sensori aggiuntivi per leggere angolo di sterzata, velocità di imbardata e accelerazione trasversale, è in grado di garantire equilibrio e sicurezza.

Se in curva si incappa nel sottosterzo (quando l’angolo di rotazione della vettura è inferiore all’angolo di sterzata del volante), il sistema fa rallentare l’auto e interviene frenando la ruota più interna alla curva per creare un momento di imbardata opposto, che tenda a spostare la coda verso l’esterno.

Se, viceversa, la vettura entra in sovrasterzo (quando l’angolo di rotazione dell’auto risulta superiore all’angolo di sterzata del volante), l’ESP rallenta l’andatura e frena con decisione la ruota anteriore esterna alla curva, creando un momento di imbardata del muso verso l’esterno che contrasta la scodata.